L’evoluzione dell’ascolto analitico

L’evoluzione dell’ascolto analitico
L’evoluzione dell’ascolto analitico

L’ascolto si è si è forgiato e delineato nell’iter evolutivo seguito dalla psicoanalisi, assumendo nuove tonalità e significati in linea con i contesti teoretici e relativi fondamenti concettuali, caratterizzanti la psicoanalisi freudiana e le forme di psicoanalisi successive quali la teoria kleiniana e delle relazioni oggettuali, la psicologia del Sé, la teoria interpersonale, la prospettiva intersoggettiva, e la psicoanalisi relazionale.
L’ascolto ha contraddistinto sia un modello pulsionale psico-biologico, innatista e centrato sullo studio della vita intrapsichica, sia un modello relazionale psico-sociale, ambientalista e centrato sullo studio delle relazioni interpersonali.
La progressiva apertura della psicoanalisi alle dinamiche relazionali e interpersonali a partire dalla fine degli anni quaranta, ha reso obsoleto il modello pulsionale. Decisivi in tale ambito sono stati gli studi condotti nell’ambito dell’infant research e neuroscientifico e della teoria dell’attaccamento. La “relazione” diventa la forza motivante del comportamento e dello sviluppo del senso del sé, sostituendosi in toto alla scarica pulsionale. La mente del bambino non più considerato “perverso e polimorfo” diviene intrinsecamente sociale, interattiva e interpersonale.
La relazione terapeutica appare come un incontro tra due soggettività all’interno del quale l’analista viene coinvolto attivamente nella relazione con l’analizzando, co-costruendo e negoziando con lo stesso un sistema di significati (Mitchell 1993/1995); le interpretazioni che rispecchiano la soggettività dell’analista, non sono più considerate come “vere” e “neutrali” in senso assoluto. Se l’ascolto viene ad essere considerato all’interno di una “Weltanshauung[1]” in cui si condivide quanto espresso da Werner K. Heisenberg[2] in merito all’influenza esercitata dall’osservatore sull’osservato, “ogni osservazione può essere carica di teoria”, ri-parafrasando una frase di Karl Popper. L’ascolto si è evoluto con riferimento alle contemporanee teorie della causalità nell’ambito dei fenomeni complessi che si oppongono al mero riduzionismo e/o a concezioni di causalità lineari, incorporando i cosidetti “sistemi dinamici non lineari”.
L’ascolto è mutato anche come conseguenza di una concezione della relazione analitica, intesa come un campo condiviso (Baranger, Baranger, 1961/1990), all’interno del quale l’enfasi viene posta sulla processualità presente, sulla comprensione e sulla negoziazione dei fraintendimenti inconsci, piuttosto che sullo svelamento di una verità nascosta nel passato (Lyons-Ruth, 1998).
All’interno della cornice epistemologica del realismo prospettivista, l’ascolto incide profondamente sulle modalità con cui l’analista costruisce all’interno della sua mente l’esperienza dell’analizzando, nonché l’esperienza della sua relazione con l’analizzando stesso, includendo delle componenti implicite/procedurali ed orientandosi “verso le sue sonde emotive.[3]”!
L’ascolto non dovrebbe essere solo rivolto alle parole e al contenuto verbale delle stesse, ma anche alla prosodia, alla ritmicità, alle pause e alla qualità della respirazione della coppia analitica.
Così come la talking cure[4] classica si sta arricchendo dei contributi del filone che rivaluta il linguaggio non verbale, nella stessa misura si assiste al riemergere del sapere implicito iscritto nella corporeità della persona la quale si è formata attraverso delle esperienze preverbali e pre-simboliche durante le negoziazioni originarie del bambino.
Sono emersi inoltre recentemente dei modelli psicodinamici (Wallin, 2007/2009) che sono in grado di inserire nel setting delle “esperienze emotive correttive” tradizionalmente avversate dalla psicoanalisi tradizionale.

[1] Una visione del mondo incorporante un insieme di valori.[2] La fisica moderna pullula di nozioni relazionali: la velocità di un oggetto non esiste in sé, esiste solo rispetto a un altro oggetto; un campo in sé non è elettrico o magnetico, lo è solo rispetto ad altro, e così via. La lunga ricerca della “sostanza ultima” della fisica è naufragata nella complessità relazionale della teoria quantistica dei campi e della relatività generale.[3] Stramba Badiale, P. Seminario IsipSé, Milano, Settembre ’17.[4] espressione coniata dalla celebre paziente di Joseph Breuer, Anna O.